Eyes wide shut

Ignaro dei vissuti di sua moglie, ingenuamente convinto che le pulsioni extra-coniugali siano prerogativa di una certa categoria di uomini di cui non sente di far parte, il dr. Bill è sconvolto e ferito dalle parole di Alice, che gli rivela un passato di fantasie sessuali non consumate solo per pura casualità. Una confessione dolorosa che costringe Bill a intraprendere un viaggio nell’inconscio per affrontare questioni di coppia che non avrebbe mai voluto toccare. Nel dialogo tra Bill e Alice emerge con evidenza come il desiderio maschile non risolva l’enigma della sessualità femminile. Non esiste un istinto capace di regolare l’unione tra i sessi: la disarmonia caratterizza strutturalmente il rapporto sessuale, impedendone l’integrazione reciproca. E l’amore resta il solo modo di abitare il sesso, l’unica possibilità di incontrare la donna, alterità irriducibile ad una relazione che non c’è.

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La stanza del figlio

“La Stanza del Figlio”, film apparentemente semplice, dalla trama esplicita e lineare, rivela in realtà una varietà di significati che rimanda direttamente al cuore della psicoanalisi. Nanni Moretti infatti, sin dal titolo dichiaratamente metaforico, evoca il mondo psicoanalitico in tutta la sua complessità e contraddittorietà: un universo ambivalente in cui la figura dell’analista racchiude in sé elementi al tempo stesso di forza e di debolezza, di tenuta e di tracollo. Sullo psicoanalista Giovanni infatti si possono dare giudizi antitetici: che capisce o che non capisce i suoi pazienti; che risponde loro correttamente o che è imprigionato in un gioco di automatismi fatto di frasi di rito senza alcun effetto terapeutico; che mantiene un giusto distacco o che si affida ad un metodo come ultima risorsa difensiva. E altrettanto si può dire del destino della psicoanalisi che oscilla tra il suo connaturato stare tra vita e morte e la sua morte imminente da più parti annunciata.

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